Orchestra “G.VERDI” di Milano
direttore Carlo De Martini
Coro “C. MONTEVERDI” di Crema
direttore Carlo De Martini
Coro “C. MONTEVERDI” di Crema
direttore Bruno Gini
SABATO 30 GIUGNO, ORE 21, LODI – CHIESA DI SAN FRANCESCO
DOMENICA 1 LUGLIO, ORE 21, CREMA – AUDITORIUM B. MANENTI
LUNEDI’ 2 LUGLIO, ORE 21, MILANO – CHIESA S. MARIA DEI MIRACOLI PRESSO SAN CELSO
M’illumino d’immenso
Penso che tutti conoscano questa poesia di G. Ungaretti con la quale ho voluto
intitolare il concerto dedicato a Marco.
Perché? Perché credo che queste tre poetiche parole racchiudano, in una
sintesi perfetta, la curiosità e il desiderio di conoscenza che Marco aveva per
l’universo che ci circonda, un interesse che era sia scientifico che spirituale.
Si era comprato molti libri sull’argomento, filosofici e specifici, e ragionava
spesso e volentieri con me su galassie, buchi neri, velocità della luce, rapporto
spazio‐tempo, sul concetto d’infinito e sulle possibilità dell’uomo di arrivarne
a capire i meccanismi e il senso. Ma anche la musica possiede questa
dimensione di immensità e di mistero. Con solo sette note (o meglio dodici
suoni) si possono creare un’infinità di melodie ed armonie e, come per
l’universo, anche per la musica esistono regole fisiche e matematiche che
solo la potenza di una Mente può manovrare in maniera libera e
imprevedibile. E così, quando in una bella mattina di settembre, lui se n’è
andato io, ancora prima di piangere, improvvisamente ho ricordato questa
poesia e per un attimo ho creduto che, forse, lui fosse finalmente felice di
essere entrato nell’immensità dell’universo e poter…capire.
I brani di Marco che ho voluto inserire in questo concerto gli furono
commissionati per la Perdonanza Celestiniana nel 1990 (tre Orationes di
Papa Celestino V) e per il Bottesini Basso Festival di Crema per il Giubileo
del 2000 (Laguentibus in purgatorio, testo attribuito a Jean de Langoueznou
abate di Landevenec in Bretagna, XIV sec.).
intitolare il concerto dedicato a Marco.
Perché? Perché credo che queste tre poetiche parole racchiudano, in una
sintesi perfetta, la curiosità e il desiderio di conoscenza che Marco aveva per
l’universo che ci circonda, un interesse che era sia scientifico che spirituale.
Si era comprato molti libri sull’argomento, filosofici e specifici, e ragionava
spesso e volentieri con me su galassie, buchi neri, velocità della luce, rapporto
spazio‐tempo, sul concetto d’infinito e sulle possibilità dell’uomo di arrivarne
a capire i meccanismi e il senso. Ma anche la musica possiede questa
dimensione di immensità e di mistero. Con solo sette note (o meglio dodici
suoni) si possono creare un’infinità di melodie ed armonie e, come per
l’universo, anche per la musica esistono regole fisiche e matematiche che
solo la potenza di una Mente può manovrare in maniera libera e
imprevedibile. E così, quando in una bella mattina di settembre, lui se n’è
andato io, ancora prima di piangere, improvvisamente ho ricordato questa
poesia e per un attimo ho creduto che, forse, lui fosse finalmente felice di
essere entrato nell’immensità dell’universo e poter…capire.
I brani di Marco che ho voluto inserire in questo concerto gli furono
commissionati per la Perdonanza Celestiniana nel 1990 (tre Orationes di
Papa Celestino V) e per il Bottesini Basso Festival di Crema per il Giubileo
del 2000 (Laguentibus in purgatorio, testo attribuito a Jean de Langoueznou
abate di Landevenec in Bretagna, XIV sec.).
Elena Marazzi in Robotti